mercoledì 9 maggio 2012

La comunicazione aziendale nell'era del web 2.0

Internet è cambiato: nelle forme di utilizzo, nelle scelte degli utenti, nella visione delle persone. Per comunicare efficacemente con i propri clienti, le aziende non possono ignorare questi sottili ma profondi cambiamenti. 


IL WEB 2.0
 
Non molto tempo fa, il Web era definito come il “Cyberspazio”, ovvero un luogo indefinito posizionato da qualche parte. Chi “navigava” in rete ripeteva pressochè le stesse azioni di quando si apre un quotidiano: si guarda, si scorre le informazioni che vengono propinate/fornite, ci si sofferma su qualcosa di interessante. L’utente che “navigava” era in qualche modo “assoggetato” a quello che “altri” decidevano di comunicare.

Da allora, Internet è cambiato molto. E ne siamo tutti consapevoli. Ma è proprio vero? O non sono piuttosto gli utenti ad essersi accorti delle potenzialità del Web (che altri strumenti di comunicazione non hanno) nel soddisfare i propri bisogni?

Si è iniziato ad usare i motori di ricerca per trovare esattamente e velocemente ciò che interessa; quando si legge qualcosa, si può cercare maggiori informazioni e chiarimenti; si può “parlare” con altri utenti, siano essi fornitori di prodotti e servizi (acquisti on line, prenotazioni alberghiere, ecc…) o consumatori (forum, blog, ecc…). 

Internet viene usata per % persone
Orientarsi negli acquisti 43
Servizi utili 36
Approfondire 32
Informarsi 29
Relazionarsi 22
Intrattenimento 20
Ascolto musica 13
Dà la massima soddisfazione per % persone
Servizi utili 78
Approfondire 76
Informarsi 75
Ascolto musica 70
Intrattenimento 67
Orientarsi negli acquisti 65
Relazionarsi 62
GLI STRUMENTI

Ma come si può effettivamente e concretamente “interagire” con gli utenti di internet?
Non esiste una risposta univoca a questa domanda, poiché per ogni realtà sono diversi i mercati, i consumatori, i prodotti.
Il primo passo è senz’altro la voglia di mettersi in gioco, di innovarsi e di accettare le novità; e, perché no, anche di bocciare i costosissimi investimenti fatti in passato.
I bellissimi “siti vetrina” dove è tutto un rincorrersi di flash e popup che si aprono e chiudono e l’utente non può far altro che aspettare che passi o cliccare su (quando, per fortuna, c’è) “skip intro” può essere un ottimo sito, ma l’unica cosa che comunica agli utenti è quanto si è bravi a creare un sito. Non si riesce a interpretare come l’utente veramente reagisce e percepisce il sito; non si ottiene nessuna indicazione neanche su come evolversi in futuro.


La parola d'ordine del Web 2.0: interattività
Tutte le statistiche ci dicono che, oggi, il web è il luogo in si vive, ci si informa, si compra, ci si confronta, ci si diverte, è il luogo dove condividere pensieri e interessi (vedi tabella).




Sì, Internet è cambiato. Ma ciò che rende Internet uno strumento completamente diverso dagli altri mezzi di comunicazione (televisione, stampa, radio) è il fatto che il cambiamento non proviene dagli “attori del mercato” (aziende, multinazionali, governi,…): sono i consumatori, i cittadini, gli utenti stessi che, scegliendo e seguendo i propri interessi senza essere sottoposti a condizionamenti o manipolazioni, influenzano la “forma” del Web.
È per questo che oggi si parla di Web 2.0; Internet sta vivendo una nuova era/epoca dove gli utenti non sono più un’audience, ma una community. Si sta delineando, cioè, una tendenza sempre più marcata verso un vero e proprio “mercato del consumatore”.
Gli utenti non sono più un'audience, ma una community







INTERNET E L’AZIENDA
 
In questo contesto, come devono muoversi le aziende? Quale linea guida è più efficace adottare per essere competitivi in un’ottica di medio-lungo termine?
Nell’epoca della flessibilità e dinamicità, sbagliato sarebbe contrastare questo trend cercando di rimanere aggrappati al vecchio modello del “make-and-sell”. Al contrario, la strategia più efficace consiste nell’acquisire una visione sempre più orientata al mercato e sensibile ai segnali e agli stimoli, seguendo il modello del “sense and respond” cioè “ascolta e rispondi”.
Scendendo nel concreto, occorre innanzitutto iniziare a sfruttare uno dei più grandi vantaggi di Internet, e cioè, la possibilità di rilevare cosa l’utente realmente desidera, le proprie particolari esigenze: il consumatore propone il prezzo che è disposto a pagare, stabilisce le modalità di erogazione di un servizio, decide se accordare all’impresa il permesso di inviargli informazioni e materiale pubblicitario, invia commenti e richieste.
Internet è diventato come una gigantesca piazza virtuale, una piattaforma aperta, luogo di scambio e di incontro. Se si vuole avere presa sui consumatori occorre, quindi, dialogare con loro. Bisogna parlare con gli utenti, i cittadini, i consumatori. Nell’era del Web 2.0 la parola d’ordine deve essere interattività.

Il cartellone “trapano” per comunicare in modo non convenzionale


Quando la comunicazione progredisce e si veste di pura creatività l’effetto è stupefacente.
Basta osservare questo magnifico billboard della SGS per restare stupefatti. La realizzazione è in modalità unconventional: attrae - stupisce - coinvolge - crea una senzazione/emozione notevole e si fa ben ricordare, il tutto a costi abbastanza contenuti



Anatomia della viralità: come un video diventa virale in un’infografica.

Uno dei migliori contenuti della settimana scorsa su Viralblog è stato - perché un video diventa virale?, articolo in cui ho riportato e commentato le motivazioni alla base della viralizzazione di un video su Youtube secondo Kevin Allocca.
Pochi giorni dopo è comparsa in rete un’infografica prodotta da singlegrain.com che, in maniera molto più schematica, ha ripreso il discorso esponendolo in punti.




Qual è il segreto di un video virale, allora?

Sono quattro i requisiti fondamentali che deve avere:

1   un titolo efficace, in grado di catturare l’occhio dell’utente con poche ma significative keyword;
2   deve essere centrato su un argomento chiave;
3   deve essere in grado di interessare l’utente, relazionarsi con egli, e/o rispondere ad una domanda specifica;
4   sorprendere lo spettatore

Inoltre, esiste un’unica dicotomia in cui si dividono i video virali in rete, che configura due tipologie:

- video divertenti
- video utili

Saltando la rappresentazione delle caratteristiche, andiamo direttamente sulle migliori piattaforme web per scatenare la viralità: Digg, Reddit, StumbleUpon, Delicious e YouTube.
Questa infografica è frutto però di ricerca su fonti riguardanti soprattutto il mercato estero. Come sarebbe invece la situazione in Italia su questo punto secondo voi? 

Quali sono le migliori piattaforme su cui improntare una strategia di comunicazione basata sulla viralizzazione di un video?



Fonte: ninjamarketing.it

10 errori comuni nel web marketing

Indipendentemente dalle dimensioni del tuo business, e indipendentemente dal tipo di attività del tuo sito e per quanto ben finanziata, la maggior parte dei siti web condividono problemi comuni. Quasi tutti questi problemi iniziano molto prima che un sito web entri nel vivo e possono essere evitati fin dalla fase di progettazione del sito.

1 – Obiettivi di business non ben definiti.

La maggior parte dei problemi di un sito dipende dalle persone, in particolare da coloro che agiscono senza pensare. Se non sei pienamente consapevole degli obiettivi di base del tuo sito, esso finirà per essere inevitabilmente disorientato. Dovresti iniziare sempre con obiettivi di business chiaramente definiti per il sito, identificare il mercato di base, gli obiettivi enunciati possono essere misurati da un preciso KPI (Key Perfomance Indicator) in modo da poter quantificare il successo. Se hai già negozio tradizionale, pensa a come espandere il tuo mercato senza semplicemente spostare i clienti da un posto ad un altro o alienarti la base corrente di clienti. Se stai iniziando un nuovo business solo online, costruisci un business plan completo e dettagliato prima di iniziare.

2 – Mancanza di flessibilità.

E ‘impossibile gestire un business, soprattutto online se non si è disposti a essere flessibili e a muoversi con le attuali tendenze e idee. E’ facile essere attaccati a ciò che è comodo, a ciò che ha dimostrato di funzionare in passato. Ma in un mezzo veloce, ciò che ha funzionato in passato sarà spesso obsoleto e dannoso per il futuro della tua azienda. Tieni sempre in considerazione ciò che è possibile modificare o aggiornare per migliorare il tuo sito e l’ usabilità.

3 – Non usare un piano definito nel tempo.

Per produrre contenuti e gestire il sito c’è bisogno di tempo. Pianifica tutto in anticipo: linee telefoniche, l’istruzione del personale, il merchandising, le attrezzature, il trasporto, il confezionamento. Se ci sono problemi riesci a risolverli prima di andare online. Nulla è mai semplice, compresi i siti web.

4 – Pensare con la propria testa e non con la testa dei consumatori.

I proprietari dei siti si concentrano troppo sulla propria agenda e non su quello che i visitatori del sito vogliono sapere e non considerano le cose dal punto di vista del cliente. Cosa vogliono i clienti e come possono trovarlo? E’ il cliente che domanda attraverso il sito: “cosa c’è per me ?” e la navigazione, dal primo titolo sulla home page, alla pagina di ringraziamento, dovrebbe dare la risposta.

5 – Sottostimare il tempo ed il danaro che serve.

Se hai un programma per le vendite estive, non puoi andare da uno sviluppatore a marzo e aspettare di avere profitti fin da giugno. Anche senza tener conto dei tempi di sviluppo, è necessario assegnare il tempo necessario per la tua promozione del sito prima di avere risultati continuativi. Non è un problema avviare di qualcosa di veloce che vada avanti su un motore di ricerca, tuttavia un sito web professionale richiede preparazione seria per come deve funzionare, apparire, per quello che deve esserci e per come deve essere promosso. Pensa che ci vorranno almeno tre mesi, a meno di non avere molte più risorse. Per non avere sorprese, bisognerebbe prevedere più tempo del necessario e non stare all’osso con i tempi e le risorse.

6 – Costruire un sito web che non sia seo friendly.

Si continuano a creare siti ostili ai motori di ricerca. Le cose da considerare dovrebbero sempre essere: Search-engine-friendly URL, Link,  Indice del sito e sitemap,  Informazioni di contatto su ogni pagina. Un modo per raccogliere indirizzi e-mail.  Footer significativi con le corrette informativi. Generare Feed RSS

7 – Ignorare le statistiche.

Ho conosciuto proprietari di siti che non si rendono conto di avere delle statistiche, figuriamoci sapere come usarle.Non sanno quello che succede sul loro sito. Invece di esaminare i dati, reagiscono alle impressioni personali e a valutazioni estemporanee su quello che sta succedendo in azienda. E’ vero che qualsiasi tipo di dati web può essere spesso impreciso, ma certamente fornisce una concettualizzazione complessiva delle tendenze ed aiuta a fare una valutazione relativa.

8 – Aspettare che gli altri arrivino a te.

Si potrebbe pensare che se hai un buon sito, ben strutturato, facile da navigare, ci dovrebbe essere flusso infinito di clienti che affolla il tuo sito. E ti disperi se non succede. Investire nelle campagne e nella corretta costruzione dei link in entrata sono almeno due delle componenti importanti del marketing sul web, eppure molte persone non lo fanno con costanza.

9 – Ignorare i problemi e l’esperienza del cliente.

I siti web non esistono nel vuoto assoluto, ma vivono nel contesto del tuo business globale. Spesso attribuisci i problemi al sito o al web marketing, quando il problema sta nell’assistenza o in altra parte della catena dell’esperienza del cliente sul sito. La merce è immediatamente disponibile in magazzino ? Ci sono problemi di compilazione dell’ordine ? C’è un controllo sulla qualità del prodotto spedito ? L’integrazione con i programmi di gestione aziendale funziona bene? Bisogna controllare bene ogni fonte prima di decidere dove risiede il problema.

10 – Non aggiornare il sito. Se trascuri il tuo sito dopo averlo costruito, sprechi il tuo investimento.

Non c’è sito ed attività che non possa avere dei miglioramenti incrementali continui. Il problema di cui devi tener sempre conto è che le aspettative dei clienti aumentano di continuo, perché si confrontano con siti sempre più vicini alle loro esigenze.




Fonte: giovannicappellotto.it

lunedì 7 maggio 2012

Benetton, la vetrina interattiva danza al ritmo dei passanti

"Toccata" è la nuova installazione di Benetton progettata da Angelo Semeraro.

Toccata è uno schermo interattivo progettato da Angelo Semeraro, esperto di computer che lavora in Fabrica, il centro di ricerca Benetton Italia. L’applicazione è stata progettata per simulare un "tessuto digitale" che si muove seguendo i movimenti dei passanti fuori la vetrina di Benetton.

Quando il cliente cammina il tessuto reagisce al movimento, dando così la percezione di modificare l’ambiente fisico.
Ad accompagnare questa “danza di tessuti” sono dei sinuosi e delicati suoni d’arpa, supporto fondamentale per un miglior feedback al movimento dei passanti.





Fonte: ninjamarketing.it

giovedì 26 aprile 2012

La tua azienda dovrebbe essere su Pinterest?


Tutti parlano di Pinterest, il nuovo social network che permette agli iscritti di attaccare ad una bacheca virtuale immagini che rispecchiano i propri interessi.
Naturalmente,  le aziende si chiedono se e come questo nuovo social network possa essere utile alla propria comunicazione d’impresa.

Questa infografica ideata da Intuit ti aiuta a capire se Pinterest è uno strumento adatto alla tua azienda.




Fonte: ninjamarketing.it

lunedì 23 aprile 2012

Dati 2011 sul Video Marketing

Il video online si è spostato nel canale principale: l'81% dei dirigenti ora utilizzano nei loro programmi di marketing contenuti di video online , in crescita rispetto all'anno prima dell'11 %, secondo un rapporto del Video Web Marketing Council (WVMC) e Flimp media.

Il nuovo rapporto trimestrale si basa su un sondaggio di esperti, dirigenti marketing condotto tramite il sito web WVMC e relativi canali di comunicazione.

I siti web di marca (67%) e i siti di social media (61%) sono i canali più popolari per la condivisione di contenuti video, tuttavia, più della metà dei dirigenti intervistati (52%) utilizzano video anche in campagne e-mail, in aumento rispetto al 50% del precedente anno.